Fermati e guarda. Racconto.

«Ehi, sei ancora dei nostri?»

Luigi si riscosse dal suo sogno ad occhi aperti udendo le risatine degli amici: si raddrizzò sullo sdraio e sorrise.

«Sì sì, guarda, tutto a posto».

«Ah, okay. Sembravi partito per un viaggio mentale…»

Luigi scrollò le spalle.

«Mi piace qui. Quando vengo qui, mi dimentico un po’ tutto il mondo».

«Ti dimentichi anche che siamo venuti per pescare, ostrega. Abbiamo dovuto tirare su noi il tuo pesce gatto».

Luigi si voltò di scatto verso Mario, l’espressione trasfigurata dalla sorpresa.

«Il mio pesce gatto! Aveva abboccato? Davvero? E dov’è?»

«Nella mia borsa, no? Tu stavi lì imbambolato come un salame…»

«Eh no, il pesce gatto è mio!»

«Col cavolo, se fosse per te, avrebbe spezzato la lenza e se ne sarebbe andato via».

Luigi si voltò ancora verso il fiume, borbottando imprecazioni in dialetto a fior di labbra: gli amici ridevano di quello scontro che si ripeteva ad ogni raduno di pesca. Per qualche ragione, pochi minuti dopo aver calato le esche, Luigi si alienava sempre nei suoi pensieri, immergendosi così a fondo nel pantano limaccioso della sua mente che nemmeno gli amur riuscivano a raggiungerlo. Le zanzare della golena lo prendevano d’assalto e lui ogni tanto sventolava una mano per allontanarle come se salutasse qualcuno. Era in un mondo tutto suo, irraggiungibile.

Quel giorno avevano sopportato anche una telefonata decisamente sgradevole di sua moglie, inviperita per il modo in cui Luigi si armava di tutto punto per quelle dannate giornate di pesca con cellulare ben carico e batteria di riserva… eppure lo dimenticava con la massima serenità non appena si sedeva sulla sdraio, in attesa della prima tirata di lenza. C’era voluto un impegno notevolissimo per convincere la signora che no, Luigi non le aveva mentito, non la stava tradendo né dilapidando le loro sostanze e che era veramente lì con loro a pesca, seppure immerso in uno stato stuporoso talmente profondo che sembrava non udirli affatto. Lo attendeva qualche minuto decisamente spiacevole, al ritorno a casa.

«Oh, Luigino, ma com’è che ti ipnotizzi quando veniamo qua? Guarda, se ti fumi un cannone ed esci per non farlo scoprire alla belva, a noi puoi dirlo».

Luigi ridacchiò piano e scosse la mano.

«No, no. Se avessi dei cannoni in casa, la belva li avrebbe già trovati e venduti a prezzo maggiorato, dicendo che sono fatti con tutto l’amore del suo cuore di mamma».

Si unì alle risate degli amici: sì, l’indole imprenditoriale e truffaldina della signora Catia era ben nota in paese. Rodolfo ricordava bene il giorno in cui aveva cercato di vendergli un quotidiano vecchio di una settimana, enfatizzando il piacere di potersi sentire più colto trovando sul giornale fatti che già conosceva. Era una vera artista nel tentare di concludere affari stravaganti.

«‘Scolta, sa gh’è alora?»

«Niente, è bello venire qui, non credi? È un posto tranquillo, pacifico… cioè, guarda tutto intorno. Non è bello il Po? Guarda questa golena. C’è caldo, ma noi siamo all’ombra e stiamo bene. Abbiamo questa forza della natura davanti a noi, ma innocua, che scorre tranquilla pensando ai fatti suoi, come noi pensiamo ai nostri… siamo immersi nel verde e nella natura, con tutte le nostre comodità di esseri umani a portata di mano», sollevò una bottiglia di birra ben refrigerata appena estratta dal frigorifero portatile, coperta da minuscole e invitanti gocce di condensa. «Voglio dire, guardati intorno. C’è gente che oggi lavora, o sta male, o ha un lutto… e noi siamo qui a pescare. Siamo fortunati, cavolo. Siamo dei privilegiati. Non posso non incantarmi davanti ad un pensiero simile, no?»

«Vé, bocia, non è che ti incanta la vista di quelle tose in costume da bagno sull’altra riva?»

«Chi? Dove?»

Mario scosse la testa: gli tolse la bottiglia di birra dalle mani e la sostituì con una di acqua.

«Te si fora dal mondo, bambin, smettila con questa roba. Siamo fortunati? Noi? Perché stiamo qui a pescare pesce gatti? Capirai che roba!»

© Tutti i diritti riservati. Samanta Sitta 2019.

Questa foto suggestiva del nostro grande fiume viene dal magazine di https://www.piscor.it/

Grazie!

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