“Se Arianna”, di Anna Visciani: recensione.

Titolo: “Se Arianna. Storia vera di una famiglia diversamente normale”.
Autrice: Anna Visciani.
Edito da Giunti.
160 pagine per 12 euro.

Dalla quarta di copertina: «Arianna è una ragazzina cerebrolesa grave. La sua vita è nelle mani di una mamma, un papà e due fratelli che raccontano la quotidianità di una famiglia normale, nella sua diversità.

Intorno ad Arianna, portatrice di un handicap gravissimo, ruota la vita della sua famiglia: padre e madre neurologi, una sorella e un fratello venuti dopo di lei. Quattro voci che raccontano i drammi e la felicità di una vita “diversamente normale”, ciascuna da un punto di vista molto diverso, e si accordano armoniosamente grazie ad Arianna e all’amore che ognuno, a suo modo, prova per lei. Da una gravidanza serena che si ribalta nell’incubo di una patologia senza speranze di guarigione o di miglioramenti, Arianna vive nelle storie di Anna, Davide, Alice e Daniele, sconcertanti per la loro lucidità, tenerezza, crudezza, forza. Una forza che si sprigiona anche nella scrittura e che cattura il lettore, coinvolgendolo sin dall’inizio in una situazione ricca di umanità e dignità.

Riflessioni profonde, emozioni forti e drammatiche, situazioni comiche e grottesche, sentimenti sinceri e naturali raccontati senza la censura del “politicamente corretto”, in un ritmo incalzante che tiene incollati alla pagina. E che ci fa interrogare, inevitabilmente, sulla vita.»

Se Arianna, di Anna Visciani, recensione

Di solito nella lettura cerco intrattenimento, evasione, un rifugio in cui dimenticare le brutture della realtà, un libro su cui riflettere una volta chiuso. Tendo a evitare le storie tratte da vite vere perché mi immedesimo tanto in quello che leggo e rimango turbata per giorni quando non posso sospirare, alla fine di un libro, “Per fortuna non c’è nulla di reale!”. “Se Arianna” per me è una delle pochissime storie vere che ho affrontato. Pensavo che “A sangue freddo” mi avesse svezzata, ma quando ci si avvicina alla vita di un’altra persona è sempre difficile rimanere se stessi.

Per queste ragioni, “Se Arianna” avrà una recensione un po’ diversa dal solito. Mi soffermerò meno sui contenuti e più su altri aspetti. Mi sembra irrispettoso comportarmi come se quelle qui raccontate non fossero vite vere di persone vere, quindi… vediamo cosa riesco a combinare!

Come avrete capito, è una storia intensa e atipica. Arianna, protagonista di queste pagine, è raccontata dalla sua famiglia attraverso l’alternanza dei loro punti di vista. Parlano mamma Anna, papà Davide, la sorellina Alice e il fratellino Daniele. Lei, per ragioni più che comprensibili, è assente come voce, ma permea il testo.

Attraverso riflessioni dettate dal cuore, piccoli episodi di vita quotidiana o nozioni mediche, i suoi familiari ci raccontano il loro rapporto con Arianna, la primogenita di casa, colpita da una grave lesione cerebrale. La sua vita e quella della sua famiglia si sono trasformate dopo questo trauma, dove gli adulti, dopo lo spaesamento, la paura e la quasi certezza di non poter vedere la figlia crescere, si trovano catapultati in una realtà comunque drammatica.

La bimba, a dispetto di ogni previsione medica, è sopravvissuta alla sua nascita difficile e prematura e alle complicazioni sopraggiunte, pur con un prezzo altissimo. Non può muoversi in modo autonomo, non può parlare, fatica a coordinare i movimenti delle braccia e della testa. Le sue condizioni sono difficili. Non c’è speranza di miglioramento, ma solo la speranza di non vederla peggiorare.

La schiettezza di “Se Arianna” tocca il cuore, tanto è genuina. Anna e Davide ci confidano le loro preoccupazioni di genitori, i loro timori per il futuro, la loro fatica, il loro isolamento, le tante cattiverie che hanno sopportato. Daniele e Alice, con la loro giovane età, ci strappano tanti sorrisi, a volte amari, con momenti di gioco e piccoli momenti di intimità sororale, ma anche qualche capriccio simpatico.

È una storia vera, cruda, che arriva al lettore come una sberla. Una famiglia in cui le gioie sembrano poche e piccole, ma che ne sa gioire come di un traguardo meraviglioso.
Anna racconta tutto senza peli sulla lingua, senza buonismi e pietismi, mette a nudo la vita della sua famiglia e ci permette di capire la realtà dietro gli stereotipi. Avere un familiare in certe condizioni non è un “dono di Dio”, come il politicamente corretto pretende, né una benedizione. È avere un familiare malato, problematico, dipendente per tutta la vita dall’aiuto delle altre persone.

Per qualcuno questo significa rinunciare al lavoro, al tempo da dedicare alle amicizie, alle passioni, al sonno, a una schiena sana… a se stessi, in alcuni frangenti.

Anna e Davide si confrontano anche con altri genitori e persone che hanno familiari dai problemi gravi di salute e li osservano con tutta la ruvidità che il vivere così permette. Raspano via le belle parole e le buone intenzioni per vedere oltre, nei cuori feriti e delusi, pieni di sensi di colpa, di chi rende suoi certi comportamenti e pensieri.

Ci mostrano la difficoltà del percorso psicologico legato alla crescita di una figlia handicappata, in cui c’è sempre qualcuno pronto a bacchettarti se ti crogioli nel dolore, se cerchi di tirarti su, se neghi, se cerchi conforto nella fede o in un bicchiere di vino, se se se…

Un messaggio emerge forte da “Se Arianna”: a parlare siamo bravi tutti, soprattutto per parlare a sproposito. La vera difficoltà sta nell’aiutare, o almeno nel non danneggiare.

Per incredibile che sia, per poco che sia, a volte non peggiorare una situazione è già un grande aiuto.

Una lettura consigliata a tutti coloro che non riescono a immaginare come sia la vita, in certe circostanze, o a chi si è lasciato abbagliare dai limitanti stereotipi politicamente corretti che oggi ascoltiamo e leggiamo ovunque. La vita non è corretta, è vita e basta e, come tale, va affrontata. Senza piangerci addosso, senza pensare che siamo degli eroi, senza pretendere nulla: viviamo e basta, perché il dono della vita è qualcosa che spetta a ognuno di noi far fruttare.

“Non è facile spiegare tutta la faccenda a chi vuole stare con te solo perché gli piaci; la famiglia in genere è un optional, un accessorio che non necessariamente deve far parte del corredo, quando comincia una storia alla nostra età. Non si fanno domande sui genitori, sui fratelli e sui nonni; è più facile chiedere se si hanno animali in casa piuttosto che informarsi se tutti i famigliari sono sani; della buona salute dei parenti non ci si preoccupa ancora.”

Ho amato moltissimo queste righe di Alice. Non ho il coraggio di farle sapere che gli adolescenti potrebbero anche essere giustificati dalla leggerezza tipica della loro età, ma che gli adulti che si comportano nello stesso modo ci sono e sono anche parecchi. Forse è un timore inutile: è una ragazza abbastanza sveglia da intuire tutto questo da sola, se devo farmi un’idea di lei attraverso le pagine di “Se Arianna”. In tempi superficiali e strani come questi, mi trasmette una certa fiducia vedere una famiglia che sa diventare un fronte compatto per sostenersi a vicenda.

Se c’è una riflessione che mi ha colpita parecchio, dopo “Se Arianna”, è proprio questa: l’importanza della famiglia. Il gruppo umano più problematico, conflittuale e meraviglioso di cui possiamo fare parte, che troppo spesso finisce in secondo piano per un capriccio di minor peso.

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