“Fiori sopra l’inferno”, di Ilaria Tuti: recensione.

Titolo: “Fiori sopra l’inferno”.
Autrice: Ilaria Tuti.
Editore: TEA libri.
366 pagine.

Dalla quarta di copertina: «Tra i boschi e le pareti rocciose a strapiombo, giù nell’orrido che conduce al torrente, tra le pozze d’acqua smeraldo che profuma di ghiaccio, qualcosa si nasconde. Me lo dicono le tracce di sangue, me lo dice l’esperienza: è successo, ma potrebbe risuccedere. Questo è solo l’inizio. Qualcosa di sconvolgente è accaduto, tra queste montagne. Qualcosa che richiede tutta la mia abilità investigativa. Sono un commissario di polizia specializzato in profiling, e ogni giorno cammino sopra l’inferno. Non è la pistola, non è la divisa: è la mia mente la vera arma. Ma proprio lei mi sta tradendo. Non il corpo acciaccato dall’età che avanza, non il mio cuore tormentato. La mia lucidità è a rischio, e questo significa che lo è anche l’indagine. Mi chiamo Teresa Battaglia, ho un segreto che non oso confessare nemmeno a me stessa, e per la prima volta nella vita ho paura».

Ilaria Tuti è una delle fortunate vincitrici del Torneo IoScrittore, grazie al quale “Fiori sopra l’inferno” è arrivato alle stampe.

“Fiori sopra l’inferno” è un poliziesco ambientato nell’immaginaria ma possibile cittadina di Travenì, abitata da una comunità chiusa e solidale, decisa a mostrarsi perfetta e sentirsi tale a dispetto di ogni difficoltà. Come tutte le comunità piccole, anche Travenì è ben lontana dalla perfezione e molto vicina all’ipocrisia. L’orrore del passato ritorna attraverso la figura dell’assassino che colpisce per primo il signor Valert, padre di Diego e promotore della costruzione di un nuovo polo sciistico.

Teresa Battaglia indaga con la sua squadra. Lei è commissario e profiler, quindi ricorre alla psicologia e alla statistica per capire chi ha di fronte e come si muoverà. Alla sua squadra consolidata, viene aggiunto l’ispettore Marini, arrivato da qualche grande città per ragioni a noi ignote.

Il povero Marini ha chiaramente la sindrome del pulcino rifiutato. Corre dietro Teresa e cerca in ogni modo la sua benevolenza, nonostante le sbeccate di questa gallina ormai pronta per diventare buon brodo. Pacioccone lui, mette voglia di dargli un abbraccio e un lecca-lecca.

Pardon, riflessioni estemporanee.

“Fiori sopra l’inferno” racconta la caccia a questo assassino e alle verità nascoste nella comunità di Travenì, perché gli errori del passato e la loro crudeltà generano sempre mostri nel futuro… che è spesso il nostro presente. I mostri spesso sono vittime di qualcun altro, è un insegnamento che Teresa cerca di portare avanti a ogni pagina, e cercano nel crimine ciò di cui hanno patito la mancanza nella loro vita. Le vittime restano tali soltanto finché sono piccole e inermi come Diego, Lucia, Oliver e Mathias, non appena crescono… eh, sono guai per tutti.

È un poliziesco, quindi mi mordo le dita e non vi dico nient’altro sugli sviluppi della trama. No, sarò brava! Mi fermerò qui e…

L’assassino è il maggiordomo!

Fiiiuuuu. Per fortuna non c’è nessun maggiordomo, tranquilli.

Cosa posso dirvi di più su “Fiori sopra l’inferno”?

Posso dirvi che mi è piaciuto. È una lettura carina, che ho trovato scorrevole e coinvolgente. Un poliziesco per cui l’autrice ha svolto un sacrosanto e ben fatto lavoro di documentazione! Grazie, signora Tuti. Spero che sarà un buon esempio per i tanti aspiranti giallisti di belle speranze e lacunose conoscenze sulle forze dell’ordine. Grazie a IoScrittore ho tre anni di svarioni altrui alle spalle su gradi, divise, modalità di intervento e gerarchie e il mio sconforto ormai è pronto a scrivere il suo libro.

Il lavoro preparatorio riguarda anche l’aspetto psicologico del testo, per cui Teresa ci mostra un po’ dell’approccio al mondo tipico di chi crea profili criminali per lavoro. Forse è un tratto tipico di tutti coloro che indagano tanto nella mente umana, in effetti: si cerca sempre di inquadrare e capire chi si ha di fronte anche nelle circostanze più banali. A noi permette di capire che l’autrice ha preso con molta serietà questo impegno e ne siamo soddisfatti.

Ho trovato il ritmo piacevole. Il testo è scorrevole, efficace. Mi è piaciuta l’alternanza di diversi piani temporali con cui seguiamo i fatti di oggi e in cui invece conosciamo il Nido e il bambino numero 39.

Capire chi è il colpevole e cosa può essere accaduto per spingerlo al crimine non è impossibile, in effetti, ma non mi è pesato. La storia mi ha coinvolta talmente tanto che ho perdonato senza esitazioni qualche ovvietà.

Mi dispiace piuttosto leggere anche qui, come in “Fiore di roccia”, un certo buonismo tanto in voga oggi. Teresa Battaglia è un personaggio sfaccettato, ricco di sfumature e contraddizioni, e una buonista. Tutti i criminali sono vittime di qualcun altro, poverini, li dobbiamo capire, li abbiamo resi noi quello che sono. E pazienza, persone (e personaggi) che si sentono meglio se possono addossarsi tutte le colpe del mondo ce ne sono. Ce li facciamo andare bene.

Digerisco meno l’ipocrisia di Teresa. Perché la sua smania di giustificare tutto e tutti, compatire sempre e comunque, si estende a tutti ma non a chi ha ferito direttamente lei. E grazie al ciuffolo, siamo capaci tutti di essere ottimi cristiani con il… con i crimini degli altri. È nel saper superare il nostro vissuto che si vede la superiorità morale. Teresa fa la morale a tutti, ma per l’ex marito non ci sono scusanti. Per lui niente famiglia difficile che lo maltrattava, niente disturbo bipolare, niente di niente. Manco ‘na sindrome premestruale.

Il tono fortemente pedagogico di alcuni passaggi ci spingerebbe a credere che la protagonista di “Fiori sopra l’inferno” spicchi per qualità umane, morali ed etiche, dalle cui altezze può spargere critiche su tutti, ma scopriamo una donna sola, amareggiata, chiusa nella sua “Fortezza della solitudine” e arrogante, che non fa altro che bacchettare e tormentare Marini “per spronarlo a migliorare”.

Fortuna sua che Marini, povero pulcino, non è come quelli che da vittime diventano criminali, o il romanzo successivo della serie si sarebbe intitolato “Fiori sopra Teresa Battaglia”. Penso che una rispostaccia avrebbe anche potuto dargliela, ma tant’è. Il giovane ha chiaramente dei seri problemi di dipendenza affettiva e la sindrome del crocerossino, lo compatiamo e non possiamo fare altro per lui.

Ribadisco anche in questa occasione che apprezzo molto la penna della Tuti: mi piace davvero molto il suo stile. Sa descrivere senza eccedere, dosa bene descrizioni e dialoghi, azione e narrazione. È equilibrato, ma dotato di una sua grazia. Soprattutto, sa essere molto coinvolgente. Nonostante le mie riserve, sono arrivata alla fine del libro praticamente volando. A mio parere, ha un bel ritmo. Ho letto recensioni in cui veniva definito molto lento, ma io non ho avuto questa impressione.

“Fiori sopra l’inferno” mostra anche un buon approfondimento psicologico dei personaggi: arriviamo a conoscere molto bene la protagonista Teresa, ma anche il suo collaboratore Marini e, in un certo senso, anche il colpevole. Attraverso piccoli dettagli, conosciamo anche gli altri collaboratori e il personale che lavorava al Nido, insieme a chi ha ha creato questo esperimento. Molto è affidato al non-detto e mostrato, più che raccontato, quindi ritengo che soddisferà chi ama molto la scrittura in stile “Show, don’t tell”.

Che altro posso dirvi di questo libro? È un giallo molto godibile, che io ho trovato coinvolgente e scorrevole come lettura. Penso che potrà piacere molto agli appassionati di questo genere che vogliono scoprire un’ambientazione italiana molto particolare e seguire le avventure (disavventure, visto che si tratta di crimini!) di un’esponente donna delle nostre Forze dell’Ordine. Lo consiglio senza dubbio a tutti coloro che vogliono cimentarsi nella scrittura di un giallo o di un poliziesco: ragazzi, è così che si lavora. Credibilità e verosimiglianza in tutto, anche nei dettagli più banali!

E voi, cari lettori? Avete già letto qualcosa di questa autrice, magari proprio questo romanzo? Se “Fiori sopra l’inferno” vi è piaciuto, c’è una bella notizia: il 13 febbraio inizierà la serie tv! Sono molto curiosa di cosa troveremo sui nostri schermi. Per ora, vi ringrazio per aver letto i miei consigli anche quest’oggi e vi auguro buone letture. Noi ci rileggeremo al prossimo articolo!

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